Pechino. Qualcosa non quadra. Domani a Shanghai oltre 200 aziende, per la maggior parte italiane, mettono in mostra a theMicamChina il meglio della scarpa italiana di qualità. Si tratta della seconda edizione dopo quella dello scorso aprile, un atto di coraggio premiato dalla voglia di spendere della classe media cinese, attenta a migliorare il proprio aspetto. A partire dal basso, dai piedi, dalle estremità.
Nello stesso frangente i doganieri di Aosta bloccano e sequestrano un carico con 14mila scarpe senza alcuna indicazione di provenienza, destinazione Napoli.
Che dire? Un esempio di folle globalizzazione per cui le calzature arrivano dall'Asia per essere immesse sul mercato europeo con etichette posticce oppure, anche in questo caso, siamo di fronte a un'Italia che va a doppio scartamento?
C'è l'Italia dalle mani d'oro che manda in sollucchero il buyer cinese stufo di una vita a produrre scarper per H&M. E c'è, evidentemente, un'altra Italia che cerca e a volte non trova, come in questo caso, grazie alla solerzia dei doganieri, un'altra via al profitto, una scorciatoia che toglie ogni speranza a chi viol fare impresa nella legalità.