Mia nonna Carmela, qui fotografata con il fratello Giacomo e il fiocco in testa, mi raccontava dei viaggi per mare dei fratelli maggiori con malcelato orgoglio. Erano partiti alla spicciolata, tutti parecchio più grandi di lei che era nata nel 1906, la loro non era la famiglia più povera di Casamassima. Anzi, tutti in casa portavano le scarpe. Che lusso. Il bisnonno, grandi baffi, alto e prestante, faceva il gabelliere. Ma erano davvero in troppi, questi figli e i genitori morirono presto. I più piccoli, solo loro, si salvarono dall’emigrazione. Giacomo Manzari, ci racconta il manifest della nave conservato nel database di Ellis island salpò dal porto di Napoli e arrivò il 4 ottobre del 1921, aveva 27 anni. Lorenzo aveva 18 anni il 16 agosto del 1913. Ma il primo a partire, quello della foto di nozze, fu lo zio Peppino, che nella Merica diventò Joe. Nel 1905 a 28 anni, anche lui partì da Napoli. Dopo un periodo al Bronx, la
sua Merica l’ha trovata a Elmira, vicino Auburn. Mise su un ristorante che vendeva spaghetti and meatballs, spaghetti e polpette al sugo ai camionisti di passaggio. Fuori, per terra, sul marciapiede all’ingresso, quando nel 1990 andai a trovarli, era ancora dipinto il tricolore. I camionisti di passaggio gradiscono ancora gli spaghetti e meatball di Manzari’s, li prepara il nipote Joe. Terza generazione di Manzari da Casamassima. Gli zii della Merica, diceva sempre mia nonna, mandavano coperte per fare cappotti. Mandavano ogni ben di dio. L’ultimo, lo zio Filomeno, andò a trovare i fratelli ma solo per turismo. L’aria era passata. Quei tre, invece, passarono la trafila di tutti gli altri a Ellis island. E che trafila.