Pechino. Tutta la Cina è ancora immersa nel lungo ponte per la festa della Luna, le scatole dei mooncake ancora aperte, i fuochi di artificio appena spenti che alle 10 e 5 di questa mattina la Corte intermedia di Jinan, capitale della provincia dello Shandong, chiude la parabola umana e politica di Bo Xilai, ex politico di rango e componente del Politburo, condannandolo al carcere a vita.
Sentenza largamente attesa, quindi, l'ergastolo. Non una condanna a morte, che ne avrebbe fatto un martire, ma nemmeno una pena leggera: il carcere a vita per i giudici di Bo Xilai è la giusta condanna per i reati, gravissimi, a lui imputati di corruzione, sfruttamento della propria posizione e malversazione.
Del resto Bo Xilai ha avuto un processo esemplare per trasparenza, in linea con i tempi. Questa è la tesi del Governo di Pechino e, infatti, le cinque udienze del mese scorso sono state integralmente pubblicate sul microblog del sito aperto dalla Corte su Sina.com, e Bo Xilai davanti alle telecamere ha potuto difendersi dalle accuse. Un privilegio raro.
Bo deve aver pensato in tutti questi mesi alla sua condizione passata di giovane vittima della rivoluzione culturale, e lui almeno ha pazienza. Ha 64 anni e chi puo dirlo, forse un giorno pensa di poter tornare al potere e die ssere riabilitato. Xi Jinping che ne ha qualcuno meno di lui governerà fino al 2023.
Di certo alle 10,30 di una domenica mattina di festa le porte del carcere si richiudono per sempre dietro alle spalle di Bo Xilai.
C'è chi, oggi, in Cina, fa più festa degli altri. Bo smette di essere lo scomodo convitato di pietra che è stato, in qualche modo, negli ulti anni per la nomenklatura. oggi, davvero, si volta pagina.