Si può fare. Ci sono chiese storiche che non cadono giù grazie alla prevenzione, alla buona volontà di operatori pubblici e privati, all'amore per la nostra storia collettiva. Vogliamo risvegliare dal letargo questo blog con una storia edificante, in linea con i fatti di questi giorni. Una storia di chi entra e chi esce. Di chi non c'è più (il campanile di Novi) e di chi resiste, come la chiesa di Polenta, di memoria dantesca, sana e salva.
L'ha annunciato qualche giorno fa Andrea Negri, all'apertura di Madeexpo, proprio mentre affrontava il tema degli interventi per la ristrutturazione preventiva antisismica del patrimonio artistico italiano e ben prima della seconda ondata di scosse che ha martoriato l'Emilia Romagna.
Ce l'ha raccontato, Andrea Negri, perchè essendo di Forlì, c'era, all'evento. Infatti, dopo un accurato restauro che ha richiesto oltre tre anni di lavori, domenica 27 maggio ha riaperto al culto una delle chiese oggetto di maggior devozione e di maggior interesse storico-artistico della Diocesi di Forlì-Bertinoro, la pieve di San Donato in Polenta.
Grazie, in particolare, al protocollo d'intesa firmato da Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Direzione Regionale per i Beni culturali e Paesaggistici dell'Emilia-Romagna, Diocesi di Forlì-Bertinoro e Comune di Bertinoro e allo sponsor tecnico privato, uno specialista del calibro di Mapei.
Un balzo indietro nella storia. La costruzione della Chiesa dedicata a San Donato, vescovo e martire, protettore di Arezzo e della sua Diocesi, risale all’arte longobarda del VII-VIII secolo. Grande risonanza fu data alla Chiesa dall’ode La chiesa di Polenta scritta nel 1897 da Giosuè Carducci, in cui il poeta ricorda l’ospitalità offerta da Guido da Polenta a Dante Alighieri, con un conseguente interessamento di molte altre autorità e uomini di cultura che portò ad un importante restauro negli anni 1890-1900.
Dice Adriana Spazzoli, responsabile marketing e comunicazione di Mapei, che il progetto di risanamento, restauro conservativo e consolidamento ha avuto come scopo di accrescere il grado di sicurezza dell’intero complesso per ridurne la vulnerabilità sismica ed ha visto in tutte le fasi dell’intervento l’assistenza tecnica continua della nostra azienda che ha collaborato con i progettisti e gli addetti ai lavori per l’individuazione delle migliori soluzioni tecniche, contribuendo anche alla formazione del personale operativo per il corretto utilizzo dei singoli materiali, e ha fornito i prodotti gratuitamente. Non è la prima volta che l'azienda contribuisce a salvataggi di questo tipo, ma senz'altro la chiesa è molto suggestiva.
Aggiunge Fabrizio Maltoni, della divisione additivi per calcestruzzo della Mapei, che "per fare tutto ciò si è utilizzato il sistema di materiali compositi a matrice organica FRG, composto da una rete in fibra di vetro apprettata ad elevata resistenza e una malta bicomponente a base di calce ed eco-pozzolana ad elevata duttilità e basso modulo elastico". "Le lesioni più significative delle murature – continua – sono state risarcite con tubi pultrusi in fibra di carbonio preimpregnati con resina epossidica, carbotube, con iniezioni di boiacche fillerizzate superfluide, resistenti ai sali, a base di calce ed eco-pozzolana. Grazie a questo sistema sono state ridotte anche le spinte generate dalle volte in muratura della cripta. Per il consolidamento delle fondazioni sono stati realizzati dei cordoli e pali a contrasto in calcestruzzo, realizzato con superfluidificanti di natura acrilica, per contribuire al miglioramento statico e dinamico del complesso".
Potremmo continuare con la descrizione tecnica, estremamente complessa per i non addetti ai lavori. Ci piace sottolineare che quando si parla di responsabilità sociale forse anche casi come la chiesa di Polenta possono essere considerate un caso esemplare. Tecnica al servizio del salvataggio di edifici storici del patrimonio architettonico, parte inscindibile del bagaglio artistico di ogni paese. Dante, probabilmente, avrebbe applaudito di fronte a tanto civico impegno.
Mn.